Graphics: NVIDIA GeForce GTX 460 | AMD Radeon HD 5850
DirectX: Version 11
Quante storie di vendetta ci hanno raccontato i videogiochi? Tante, tantissime, svariate delle quali hanno meritato di trovare un posto indelebile nei nostri cuori. Il pensiero va alla devastante vicenda in bilico tra senso del dovere e dilemmi affettivi di Naked Snake in Metal Gear Solid 3, alle lancinanti ferite alla base dell'esplosivo cocktail di violenza di Max Payne, alla discesa negli inferi di Jackie Estacado di The Darkness, alla ricerca di una seconda possibilità del John Marston di Red Dead Redemption, al tradimento d'eccezione che ha generato la furia cieca di Kratos o a quella, forse più triste e toccante di tutte, del Ryo Hazuki di Shenmue, che la sua vendetta con ogni probabilità non la consumerà mai. L'inebriante sapore della vendetta Ci sono poi storie di vendetta diverse, che non dipendono unicamente da quanto deciso a monte da uno sceneggiatore, ma mettono la penna in mano al giocatore, permettendogli di scriversele da sé grazie alla possibilità di determinare con la propria iniziativa non solo snodi più o meno importanti, attraverso banali scelte multiple da libro-game, ma lo sviluppo di fatti, relazioni e possibilità concrete d'azione. È la frangia più nobile del racconto applicato a questa forma di intrattenimento, quella in grado di elevare la caratteristica principe di questo medium, l'interattività, a strumento di narrazione, inserendola in un ecosistema di rapporti causa-effetto capaci di generare situazioni che riflettono a svariati livelli l'agire dell'utente. È quello che è successo cercando di aiutare il Geralt di Rivia di The Witcher 2 e il Corvo Attano di Dishonored a levarsi l'onta delle accuse di cui sono stati ingiustamente vittime, per citare due recenti esempi d'eccellenza. Ed è quello che succede ne La Terra di Mezzo: L'Ombra di Mordor che non si accontenta di ingrossare le fila di questa virtuosa categoria, ma addirittura rilancia proponendosi come il capostipite di una nuova discendenza.